Ma il cielo è sempre più blu
“Se riesci a sentire l’odore della strada mentre guardi una foto, allora è Street Photography”. Una frase chiara ed efficace detta da uno dei grandi maestri della fotografia di strada Bruce Gilden. In questa affermazione c’è già tutto, non serve aggiungere altro e non serve fare retorica.
La Street Photography è una cosa sporca: dall’entrata a gamba tesa di Robert Frank che mostrava il vero volto dell’America in “The Americans”, lavoro che rovesciò il modo di intendere e di vedere la fotografia dissacrando le “belle” visioni americane dell’epoca, alle foto di “Eros” di Daido Moriyama che mostravano una notte trascorsa con un’amante in una stanza di albergo. E ancora i volti tristi di Walker Evans, scattati durante la crisi economica degli Stati Uniti negli anni 30 e la drammatica ironia di Garry Winogrand, che mostrava una certa quotidianità americana che non era proprio come te l’aspettavi.
Potrei citarne ancora e ancora, in ordine sparso ma il punto sarebbe sempre lo stesso: la fotografia, quella vera, prima di avere quell’odore nauseabondo di una sala espositiva, puzzava di strada ed è sempre stata una spina nel fianco di qualcuno. Perché la strada è spietata e non fa sconti.
E oggi si parla di Street Photography Politically Correct o conforme alla “norma”?
Ma per favore!
Per quello che mi riguarda la fotografia non deve illudere che questa realtà può anche essere “bella” e che “ma il cielo è sempre più blu”, come cantava il grande Rino Gaetano.
Se c’è qualcosa che non buttate giù e che vi lascia l’amaro in bocca, siate anticonformisti e denunciatelo nelle vostre fotografie… E mettete da parte l’esibizionismo: oggi, di belle foto, ce ne sono a quintali ma di foto che parlano del mondo senza sconti né peli sulla lingua, non se ne trovano quasi più.